Mio figlio mente come respira: sonore balle, mezze verità e manipolazioni.
La realtà, per lui, è solo un elemento da combinare in una narrazione. Il significato della narrazione viene, poi, costruito nel corso dell’effettivo scambio con l’interlocutore, non attraverso un sensato trasferimento di informazioni.
Questa newsletter si chiama Vulnerabile e racconta - da genitore e prima ancora da persona - il rapporto con mio figlio.
Lui ha una malattia genetica rarissima che causa una disabilità psicomotoria grave. Fa tante cose che appaiono complesse, ma altre, più semplici, restano sfide enormi.
Vulnerabile esce di sabato, che è il nostro momento insieme. O almeno vorrei che lo fosse.
Harley
“Vuoi provare la moto?”
“No, tu prima”
“Ma se mi metto il casco e provo, poi tu vai?”
“Sì”
“Sicuro?”
“Sì”
“Promesso?”
“Sì”.
Siamo in un piazzale di Rozzano, dove la Cooperativa il Balzo, che segue mio figlio un paio di pomeriggi alla settimana, ha organizzato un sabato per far provare a ragazzi con disabilità l’ebbrezza di un giro in moto, in un ambiente protetto. Tutti salgono, ridono, mostrano quel misto di eccitazione e timore che si prova nel fare qualcosa di nuovo e potenzialmente pericoloso. È un momento toccante da tanti punti di vista.
Lui è molto pauroso, forse ha qualche problema di equilibrio e so che la moto è per lui un tabù: ne è attratto, vuole sempre sentirne il rumore e suonare il clacson, ma non ci monta.
Provo a convincerlo. Ci scambiamo il casco. Insiste che ci vuole andare, ma non subito, dopo un po’.
Non ci salirà mai e nemmeno io, a dire il vero.
Pollo, sei sicuro?
Simulare situazioni non strane e assurde, ma semplicemente non reali. Dal nome (“Come ti chiami?”. ”Gabriele”), all’età (undici anni, anche se ne ha già tredici), al menu del pranzo (in questo caso si mette la mano vicino alla bocca come se dovesse confidare un segreto, abbassa la voce e sciorina piatti mai mangiati).
Questa abitudine gli consente di guidare la conversazione. Sa sempre che vicino ha un adulto che, in modo pedante, prova a riportarlo ad un principio di realtà.
“Pollo, sei sicuro? Hanno detto che hai mangiato la pasta al pomodoro”
“Sìììì, polloooo”.
Capisco che sta per raccontare una bugia perché è immediato nella risposta. Per la verità deve pensare e spesso chiede aiuto per ricordare con precisione.
Il che, oltretutto, mi pare una lezione di vita: per riconoscere e raccontare la verità ci vuole del tempo.
Mi tivi?
Il tentativo di affermare qualcosa di sé si sta facendo ultimamente strada in modo più convinto.
Inizia, infatti, ad utilizzare le bugie per esprimere meglio i suoi desideri.
“Mi tivi (mi attivi, n.d.r.) il tablet?”
“Sono appena arrivato, non l’hai guardato troppo?”
“Nooooo”
“Chiedo alla mamma?”
“Nooo, tiva”
Il problema di questo rapporto così disinvolto con la realtà è che, a volte, mi mette in difficoltà. Qualche settimana fa, quando abbiamo fatto la nostra caccia al tesoro, abbiamo preso diversi mezzi pubblici. Al principio delle scale mobili della fermata Garibaldi della metro Lilla, si è improvvisamente bloccato, mentre io stavo iniziando a salire. Mi sono girato: “Dai, sbrigati, che arriva la metro”. Non saliva e io ero ormai troppo lontano per provare a tornare indietro contromano.
Nel giro di un paio di secondi lui, allora, ha fermato una signora, indicandomi: “Scusa, dov’è il papà?”. La signora, giustamente, si è fatta da parte, un po’ allarmata. Ho recuperato la situazione sbracciandomi e rendendomi riconoscibile alla soccorritrice.
“Scusi, pensavo fosse da solo”.
Mentire è un altro modo per dire “aspettami”.
Ci vediamo sabato prossimo.
Il concerto
Come scrivevo la scorsa settimana, sono stato al concerto di Bruce Springsteen a San Siro, davvero molto bello. Non ha suonato Rosalita, che in questo tour non è mai stata nella scaletta. Per sintetizzare come è andata, uso le celebri parole di Massimo Cotto: “Si va a vedere Bruce Springsteen non per vedere come sta lui, ma per vedere come stai tu”. Sento di aver superato la prova.
Just smile and treat the truth like a stranger! 😃
Molto interessante come tuo figlio interpreti varie situazioni, Davide. Quel momento sulla scala mobile dev'essere stato difficile per te, come papà. Grazie per un'altra newsletter affascinante e anche un applauso per Il Balzo: come motociclista, approvo!